La "Madonna del Ricamo" di vitale: Storia di un "Filo" di Rosa D'Amico e Camillo Tarozzi - vitale

Vai ai contenuti

Menu principale:

La "Madonna del Ricamo" di vitale: Storia di un "Filo" di Rosa D'Amico e Camillo Tarozzi

Madonna del Ricamo > Storia di un "Filo"
 
 
 
 

Vicenda storica dell'affresco e suo inserimento nel percorso della pittura di Vitale da Bologna



Il rapporto con le contemporanee scuole pittoriche

Rimini

In queste opere la critica ha spesso ravvisato l'esistenza di contatti con le contemporanee esperienze della scuola riminese, che si diffondeva proprio in quei decenni lungo l'Adriatico, lasciando importanti tracce anche nei territori di terraferma (1)
.
Lo stesso giovane Vitale, come i principali rappresentanti della nascente scuola pittorica bolognese del '300- si veda in particolare quanto ancora riferito al maestro, o ai maestri, tuttora anonimi, legati al gruppo dello 'Pseudo Jacopino'  (2)
- dovette confrontarsi fin dall'inizio con simili tendenze. Affinità che rasentano una vera e propria tangenza sia dal punto di vista stilistico che puramente pittorico sono suggeribili tra questa Madonna e i modi del 'Maestro dell'Arengo',  identificato con Giovanni da Rimini: si vedano in particolare gli Apostoli del Giudizio Universale, il monumentale affresco già nell'arco trionfale di Sant'Agostino a Rimini, e oggi nel Museo Civico di quella città (3),  dove erano già stati individuati elementi vicini alle figure di Santi raffigurati ai due lati del ricordato Cenacolo.
Del resto nella stessa Bologna  è documentata l'attività di pittori provenienti da Rimini. Della loro produzione, che vi dovette essere certo più cospicua, è sopravvissuta, pur in condizioni frammentarie, un'importante testimonianza sicura. Non è un caso che essa si trovi proprio nel convento dei francescani, ordine di cui è noto il rapporto con la diffusione della pittura riminese. Si tratta del monumentale ciclo affrescato in quella che era in origine la parete di fondo del Refettorio dei Padri, ciclo che ancora nel '700 portava in basso la firma 'Franciscus Ariminensis':
vi erano rappresentate Storie di Cristo e di San Francesco, orgogliosamente poste a paragone, secondo la tendenza propria del francescanesimo che riconosceva nel fondatore dell'Ordine l''alter Christus'. Quel ciclo, oggi datato agli avanzati anni venti del '300, in un momento in cui forse il giovanissimo Vitale cominciava già la sua esperienza in San Francesco, subì danni considerevoli determinati dallo scarso interesse e dal conseguente abbandono già nel '700, e soprattutto in epoca napoleonica, dopo quella trasformazione degli edifici del convento in dogana di cui si è ricordato l'impatto sulle testimonianze d'arte ancora presenti all'interno del complesso. Alcuni frammenti ritenuti di maggior valore, staccati nel corso dell'800 per salvarli dalla distruzione, ci sono in parte pervenuti. Le grandi scene andarono invece successivamente perdute quasi del tutto nella zona inferiore, e solo nel 1935 quelle ancora esistenti, anche se danneggiate, furono 'strappate' dalla parete, con un intervento che non riuscì a salvaguardare molti dei valori pittorici originari, ma permise almeno la fisica sopravvivenza dei dipinti. Dopo il più recente restauro, effettuato negli anni ottanta del '900, le parti  sopravvissute di quelle scene, entro cui sono stati reinseriti molti dei frammenti staccati nell'800,  sono state collocate ai lati dell'abside di San Francesco, mentre alcuni  particolari, appartenenti ad episodi  per il resto perduti,  sono esposti in Pinacoteca (4)  .
Un'idea sui modi di Vitale nei primi anni trenta potrebbe venire, nella vasta perdita di sue testimonianze di quel momento, dagli affreschi raffiguranti Abramo con le anime, l' Inferno
e altre Storie sacre, presso la Sacrestia della chiesa di San Martino, pure attribuibili a quel periodo ed imbevuti di modi riminesi oltre che di suggestioni gotiche, tanto da aver fatto nascere il dubbio di un loro possibile inserimento nell'ambito del gruppo 'Pseudo Jacopino', più direttamente nutrito di suggestioni adriatiche (5).


La storia

Tecnica pittorica

La tecnica
 
 
Torna ai contenuti | Torna al menu