Menu principale:
Vicenda storica dell'affresco e suo inserimento nel percorso della pittura di Vitale da Bologna
La miniatura e Lando di Antonio: il Maestro di Santa Maria delle Laudi
Sensibili sono i confronti istituibili tra l'attività di Vitale nel periodo in cui eseguiva la Madonna per San Francesco e la contemporanea scuola dei grandi miniatori attivi a Bologna e nello stesso convento dell'Ordine (1).
Significativi rapporti ne sono stati riconosciuti in particolare con l'opera dell'anonimo Maestro-
Frammento di una composizione più grande, che comprendeva la raffigurazione dei confratelli laudesi nella perduta zona inferiore (3), è databile tra la fine del terzo decennio del '300 e i primi anni trenta. In quel periodo Lando di Antonio lavorava proprio in rapporto con i francescani e con le Compagnie ad essi collegate. A parere di Massimo Medica fu proprio lui, nel 1334, ad illustrare le Matricole di Santa Maria delle Laudi (4), e ad una simile cultura si collega anche l'affresco: in esso, tutto sommato vicino anche se in modo autonomo alle soluzioni proposte nell'ambito del gruppo 'Pseudo Jacopino' (5), la memoria riminese si unisce al nuovo impulso della suggestione gotica, mediata dalla possibile conoscenza di modelli francesi direttamente consultabili presso lo Studio e negli Scriptoria dell'Ordine
In questo affascinante dipinto è stata letta, accanto all'esaltazione francescana del tema mariano, un'anticipazione di certe cadenze poi tipiche di Vitale. Molte ne sono le affinità suggeribili proprio con la Madonna, di lì a poco realizzata dal più giovane maestro sul pilastro presso l'altare della stessa Basilica. Simili sono l'affettuoso legame di sguardi tra madre e figlio, la gestualità e l'inarcarsi della figura in movenze di matrice gotica. E il gesto della mano in alto della Madonna di Santa Maria delle Laudi non è generico, così come quello che come vedremo contraddistingue la simile mano nell'affresco di Vitale: tra le dita della più antica Madonna, impostate in una tensione identica a quella del dipinto del maestro bolognese, è stata infatti identificata in occasione del restauro, nei suoi colori e nella sua materia, la presenza di un fiore, che ne spiega posizione e movimento.
Tecnica pittorica