Ostensorio a sole - San Giacomo Maggiore

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Ostensorio a sole

Argenteria in San Giacomo > Ostensorio


Abbiamo già accennato al passaggio dall'ostensorio a tempio all'ostensorio a raggiera. In san Giacomo si conserva un rilevante ostensorio a raggiera, già oggetto di studio da parte di Roversi che identifica lo stemma con quello della famiglia Zagnoni collegando stemma e iscrizione. Lo stemma è riprodotto nel blasone bolognese dell'archiginnasio. Stemma ed iscrizioni sono posti su lamelle in  argento dorato, applicate alle facce del piede. L'iscrizione, oltre al nome della famiglia, ricorda il nome della donatrice: Suor Angiola Maria Pudenziana Zagnoni. Oretti lo attribuisce a Zanobio Troni e cita un altro ostensorio sorretto da una figura umana, custodito nel Duomo di Ancona.
La tipologia di ostensorio retto da un angelo centrale o figura umana è tipica della seconda metà del secolo. Si ricordi anche in San Petronio il reliquiario palermitano di Santa Rosalia retto dal "Genio di Palermo, o l'ostensorio di Antorio Fornari di Meldola (5) (n. 177) datato 1775.
Ma soprattutto l'ostensorio conservato nella vicina chiesa di san Sigismondo, con analoga figura di angelo, eseguito dall'argentiere bolognese Giovanni Gambari (dal Gambaro). La data apposta sulla nostra opera esclude l'appartenenza dell'opera a Zanobio Troni che muore nel 1770. È vero che si potrebbe pensare ad un ostensorio preesistente al quale vengono semplicemente applicate le formelle con la data, il nome della famiglia e lo stemma. In ogni caso il portamento dell'angelo è foriero di pensieri diversi da quelli che il Troni esprime nel calice che abbiamo appena esaminato. Particolarmente bella la figura dell'angelo fusa, elegante ed equilibrata quasi memore di presentimenti neoclassici, ancora contenuti, ma già ben evidenti nel portamento della veste. Negati semmai dalla fisionomia del volto, ancorato alla produzione di primo settecento bolognese, sulla scia di un Franceschini "argentiere" . Una vera scultura da guardare a tutto tondo e in qualche modo vicina alle opere del plasticatore e scultore Angelo Piò, al tempo molto operoso a Bologna. Un riferimento che vale anche per l'ostensorio di san Sigismondo e forse ci troviamo davanti a quella sconosciuta sinergia tra le arti per cui modelli circolavano liberamente tra le diverse botteghe e i diversi generi artistici. Probabilmente è lo stesso Piò a fornire il modello all'anonimo argentiere per il quale, facendo riferimento all'ostensorio di san Sigismondo, è forse spendibile il nome di Giovanni Gambari.  

C'è da chiedersi se la raggiera sia coeva al piedistallo. Più semplice e meno raffinata potrebbe far pensare ad un successivo assemblaggio dei due pezzi.
Resta da indagare la figura di questa Suora e le motivazioni del dono. Ancora non è assodato, finché non troviamo delle  indicazioni sulla donatrice, se l'Ostensorio è stato donato alla chiesa di san Giacomo o se appartiene ad un convento  femminile, magari agostiniano, e successivamente trasferito nell'attuale Chiesa.




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