Sant'Eligio, patrono degli orafi - baldacchino della peste

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Sant'Eligio, patrono degli orafi

il baldacchino della peste > Laterale sinistro
Sant'Eligio
Sant’Eligio, patrono degli orafi, apre la serie dei saanti protettori delle Arti. Il 24 dicembre la “Compagnia degli orefici in via Gorgatelli, fa la festa del suo protettore sant’Eligio, la tavola del cui altare fu dipinta da Giacomo Franza alla chiesa de mendicanti a porta san Vitale offerisce (?) al suo altare[1]. Nella città sono circa cinquanta botteghe d’orefici[2]. Ha per insegna “un calice, con una patena, un giglio sopra”. Gli orafi hanno già donato, nel 1632, il tronetto su cui è posta la scultura della Vergine.
Il pittore che “tinge” il raso, poi cucito sul fondo di velluto cremisi, si ritrova anche a dover elaborare una rappresentazione in qualche modo originale del patrono al punto che l’identificazione non è immediata. Il santo, in abito liturgico, con le insegne vescovili, è raffigurato mentre benedice un calice sopra quella che potrebbe essere una mensa d’altare. A ben guardare però accanto al calice sormontato dalla patena, è posta una navicella, poco significativa se riferiamo il calice al sacrificio eucaristico. Con una celebrazione liturgica poco infine hanno a che vedere il martello e il punteruolo poggiati sul ripiano accanto al calice. Si capisce così che il “tavolo” è semplicemente un panchetto per il lavoro e gli oggetti rappresentati appartengono alla produzione degli orafi. Sono oggetti diversificati, non in diretta relazione tra di loro (navicella e calice e patena) realizzati con gli strumenti di lavoro lì accanto, usati per intagliare la lamina e sbalzarla. Per identificare la via Gorgatelli infine ci viene in aiuto il Guidicini che la riconosce nell’ancora esistente vicolo dei Ranocchi che in “antico fu Borgadello e Gorgadello”[3]. Il vicolo immette in via degli orefici, tradizionalmente sede delle botteghe orafe che operano in città.


[1] Antonio di Paolo Masini, Bologna Perlustrata, Bologna ed. MDCLXVI p. 539
[2] Mi chiedevo se La tavola, scomparsa, possa essere identificata con quella della Bob Jones University Museum and Gallery, Greenville (SC) (South Carolina, Stati Uniti d'America), la cui riproduzione è custodita nella fototeca Zeri con attribuzione a Giacomo Francia, ma senza ulteriori approfondimenti.
[3] Giuseppe di Gio. Battista Guidicini, Cose notabili della città di Bologna pubblicata dal figlio Ferdinando, vol. IV, 1872. ed. Anastatica Forni, Bologna 1980 p. 309. Due schizzi con la planimetria dell’area e l’alzata della chiesa sono pubblicati in: Gli schizzi topografici originali di Giuseppe Guidicini per le cose notabili della città di Bologna a cura di Mario Fanti, Arnaldo Forni Editore, Bologna 2000. Della chiesa di sant’Alò non esiste più traccia.
 
 
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