Mosè, Aronne e Miriam - La Cupola della Madonna del Monte

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Mosè, Aronne e Miriam

tamburo

Personaggi dell'Antico testamento

 
 

La scena accanto a Giosuè presenta altre tre rilevanti figure, questa volta unite dal vincolo della parentela e dalla contemporaneità degli eventi narrati. In un unico spazio. Assisi sopra nuvole spumeggianti, al centro è raffigurato Mosè con in mano le tavole della legge. Alla sua sinistra, in posizione arretrata, un sacerdote identificabile con il fratello Aronne e alla sua destra una figura femminile volta di profilo, lo sguardo levato verso l’alto, quasi disinteressata agli altri due. Credo vada identificata con Miriam la sorella di Mosè. Davanti a Mosè un angelo, a cavalcioni sopra una nuvola, con in mano un’asta. Osserviamo intanto che il gruppo Mosè - Aronne trova analogo
riscontro nel ciclo del Giaquinto ove invece Miriam, stando all’identificazione proposta da Aguselli, è figura marginale, in secondo piano, della quale si vede solo la testa (1)
. Nel verso che la descrive Aguselli evidenzia che la donna appare in lontananza.
Probabilmente una lontananza non solo figurativa, ma significante.
Maria, la sorella di Mosè e Aronne, profetessa anch’essa, ha un ruolo importante per la vita stessa di Mosè. E’ la giovane che assiste nascosta al ritrovamento di Mosè da parte della principessa egizia. Suggerisce alla principessa di cercare una donna per allattarlo e lo riporta così alla madre che lo allatterà per tre mesi (2)
. In qualche modo dona la vita a Mosè, è artefice della sua salvezza consentendogli non solo di vivere, ma di nutrirsi del latte materno. Veglia sulla buona riuscita dell’impresa tentata dalla madre, vigila nascosta tra i giunchi, interviene al momento opportuno. È Presenza discreta e determinante (3).
La parola essenziale con la quale incontriamo Miriam è essa stessa pregna di valori: “La sorella del Bambino si pose ad osservare da lontano che cosa gli sarebbe accaduto” con queste parole la Scrittura presenta Miriam che vigila sulle rive del Nilo, silenziosa e attenta agli eventi, pronta nell’intervenire.
Cosa che farà al momento opportuno. Questa essenzialità che troviamo nel libro dell’Esodo, già in se completa, ricca di valori, memore di quell’attenzione mariana verso il figlio, trova altri riscontri nella letteratura giudaica (4)
.
Questi dettagli pongono ancora più in risalto la Fede di Miriam che osserva da lontano quando le sue profezie sembrano svanire e in molti le rinfacciano le sue false predizioni. Lei osserva fiduciosa. La stessa Fede sembra accompagnare le donne di Galilea e la Madre di Gesù la quale crede alla rivelazione di un grande evento che si realizzerà attraverso di lei e lo vede poi svanire, distrutto dagli eventi storici ove al posto del Regno c’è la croce (5)
. Eppure resta ferma sotto la croce come Miriam che osserva da lontano mentre il fratello sta per essere inghiottito dalle acque del Nilo. Miriam e Maria: senza la prima non ci sarebbe stato Mosè, senza Maria non sarebbe
stata possibile l’Incarnazione.
La nostra raffigurazione evidenzia una molteplicità di significazioni che portano a capovolgere la preminenza dei ruoli. Obiettivamente Mosè giganteggia al centro della scena e Aronne, voce di Mosè, esercita il suo ministero, rivestito degli abiti sacerdotali. Miriam è apparentemente figura marginale rispetto a Mosè, l’uomo che tiene in mano la legge. Miriam
però rappresenta colei che ha saputo guardare da lontano, che è andata oltre la legge e seguendo l’intuizione del suo cuore ha salvato Mosé dalla acque e
con questo suo gesto ha reso possibile la salvezza di un popolo. Anche nella raffigurazione gli sguardi puntano sulla Legge e l’angelo che – come accade in Cattedrale – raffigura il dito di cui si è servito Dio per incidere i comandamenti sulla pietra. Miriam, nel suo splendido isolamento vive assorta, guarda lontano, e il suo sguardo incrocia quello dell’Assunta.
Essa è portatrice di valori che nessun altro dei cicli esaminati ha messo in evidenza. Alla Ghiara, nell’affresco di Luca Ferrari (1647 – 48) è  rappresentato il canto di ringraziamento di Miriam mentre i carri del faraone vengono inghiottiti dal Nilo e nel Duomo di Cesena, è un semplice volto,
per altro non identificabile senza l’aiuto dell’Aguselli. Nel nostro affresco è possibile evidenziare quel ruolo che di fatto la scrittura le ha sempre
dato e che altrettante volte è stato relegato all’ombra degli eventi che videro protagonisti i due fratelli.

 
 
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