Committenza - La Cupola della Madonna del Monte

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Committenza

La Cupola
Cattedrale, angeli della cupola
Un possibilie Committente



Sulla centralità avuta dal Canonico Chiaramonti occorrerà riflettere. Il tema proposto, il modo in cui è stato realizzato, la ripresa e l'ampliamento iconografico che si avrà al Monte, fanno pensare al Committente come al vero protagonista di questa storia dipinta che trasforma Cesena, dalla metà del XVIII secolo, in un laboratorio mariano.

La città è attraversata, fin dai primi decenni del secolo, al pari di altre località della Regione, da un fervore edilizio che riguarderà tanto i grandi palazzi che le chiese. Il rifacimento di San Domenico tra il 1738 e il 1740, l'oratorio di santa Cristina, poi ancora la chiesa dei Servi di Maria (1)
e san Zenone, la nuova Chiesa di sant'Agostino ideata dal Vanvitelli e costruita tra il 1752 e il 1777 (2). Anche all'Abbazia del Monte si rimettono i ponteggi per la risistemazione della cupola mentre i lavori di abbellimento della cappella della Cattedrale che seguiranno l'inaugurazione della cupola nel 1752, sono appena iniziati. Per un decennio si continuerà con i rivestimenti marmorei e le decorazioni in stucco. Un cantiere che avrà certamente reso ancora più attuale la Cappella della Madonna del Popolo, in continuo divenire quando i monaci benedettini ricostruiscono la loro cupola e si accingono a decorarla.

Il progetto iconografico mariano delineato negli affreschi del Giaquinto, così articolato e complesso, non può che essere il frutto di un committente particolarmente sensibile verso la figura di Maria. Un sentimento e una attenzione riscontrabile fin dal contratto stipulato con il Giaquinto, di cui è garante anche in solido "il Nob.e Sig.re Canonico Fran.co Chiaramonti". In esso si stabilisce che nella cupola dovrà essere rappresentata la Genealogia della B.ma Vergine nella maniera la più erudita, e vaga che sia possibile. Questo richiamo ad un progetto erudito e che al contempo diletti, ammaestri, non può non far pensare ad una speciale volontà del committente che probabilmente sarà stato tra coloro che hanno discusso e dettato il tema fin dal contratto.
Il canonico Francesco Chiaramonti è identificabile con il Francesco di Paolo di Chiaramonti registrato nell'albero genealogico recentemente pubblicato da Marino Mengozzi (3)
e solo saltuariamente ricordato nei documenti capitolari. È già canonico nel 1722, citato nella Relatio ad limina di quell'anno (4) ed è ancora in vita nel 1771 quando fa parte di una congregazione di venti membri che ha il compito di operare per promuovere tutte quelle cose che si crederanno utili, e necessarie all'Agricoltura, e suoi frutti .(5) Farà parte di altra Congregazione che si occuperà di regolamentare il lavoro dei mezzadri (6). Nel silenzio delle fonti comincia ad emergere la figura di un Nobile cesenate impegnato nel socio-economico, probabilmente con un risvolto connesso anche agli affari della Famiglia, con un ruolo attivo nelle problematiche legate al lavoro dei campi e una spiccata sensibilità religiosa, caratteristica di molti esponenti della Famiglia, testimoniata anche dall'impegno economico per la decorazione della cupola della Cattedrale.

Si è più volte parlato di un Canonico Francesco Chiaramonti e di un Avvocato Francesco Chiaramonti (7)
, entrambi impegnati nella realizzazione pittorica della cupola di Giaquinto. Figure che non trovano chiaro e immediato riscontro tra i membri conosciuti della Famiglia Chiaramonti.

Ne ho discusso a lungo con il Conte Gregorio d'Ottaviano Chiaramonti il quale mi ha fornito una possibile chiave di lettura che credo del tutto fondata, anche perché supportata da informazioni inedite in possesso del Conte (8)
. Il Francesco Chiaramonti figlio di Paolo è canonico e dottore in utroque iure. Nei componimenti poetici è ricordata la sua attività di Protonotario apostolico  (9), tiene rapporti costanti con Roma e questo può giustificare anche il possibile rapporto con Giaquinto e ha un buon legame con i parenti della madre, fra cui il marchese Lecce (10). C'è da chiedersi a questo punto se i due presunti Chiaramonti di nome Francesco, l'uno Canonico e l'altro avvocato, non siano viceversa la stessa persona: Francesco, dottore in utroque iure, figlio di Paolo Chiaramonti e della Baronessa di Cassineto Caterina de Raho.

Nel contratto stipulato per la realizzazione della cupola della Madonna del Popolo sono però ricordati due Chiaramonti di nome Francesco: il Canonico  Francesco "ad a. Francesco Chiaramonti eletti e deputati come sopra da detta ven.le compagnia della Madonna del Popolo"  (11)
. Osserviamo intanto che a differenza del Canonico, dell'altro Francesco non si ricorda nessun titolo è già questo sarebbe strano per un avvocato. Un'intuizione del Conte d'Ottaviano Chiaramonti (12) consente di proporre per il secondo "Francesco" la figura del frate servita "fra Alessio" al secolo Gian Francesco Chiaramonti. Così la lettera "a." con il punto del contratto, starebbe per "altro" e, per un frate servita, l'assenza di titoli è del tutto in linea con la regola dell'ordine. Di Frate Alessio Chiaramonti, al secolo Francesco, nell'archivio di casa Chiaramonti si conservano più carte che documentano la sua costante presenza a Cesena e un ruolo non marginale nel gestire la casa. Tra gli altri documenti la ricevuta di consegna a Fra Alessio di più casse di libri, provenienti da Roma, di proprietà dell'avvocato Francesco (13).
Accettata questa identificazione, anche il complesso ciclo decorativo della cupola diventa più comprensibile se lo immaginiamo affidato pure alle "cure" di un frate servita, di buona cultura. I Serviti infatti, alla "Genealogia della Vergine" avevano dedicato numerosi studi e, in pittura, il grande ciclo affrescato nel Santuario della Beata Vergine della Ghiara a Reggio Emilia (14)
che trova numerosi riscontri iconografici nella pittura di Giaquinto e nell'altra del Milani. I due Francesco Chiaramonti, sono quasi certamente entrambi attivi allorquando si alzeranno i ponteggi per affrescare la Basilica di Santa Maria del Monte nel 1774 e non è da escludere - anzi a me sembra molto probabile - che siano stati prodighi di consigli con il Milani, soprattutto fra Alessio, stabilmente a Cesena ove, negli anni in cui si affrescava la cupola del Milani, svolgeva le funzioni di lettore di Filosofia nell'Università della città (15).


Abbazia del Monte, Angeli sottarchi
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