18 - L'incendio smorzatosi nel gittarvi una pianella del Santo - chiesa dei servi

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18 - L'incendio smorzatosi nel gittarvi una pianella del Santo

Affreschi portico > storie san Filippo Benizzi
il pittore
Malvasia attribuisce l’opera all’anconetano Giovanni Peruzzini. ll pittore, ancora molto poco conosciuto, fa parte di una famiglia di artisti anconetani. Una biografia aggiornata è stata redatta da Rachele Ragnetti per il Dizionario Biografico degli italiani. Distinte le diverse personalità della Famiglia Peruzzini, purtroppo molte delle opere ricordate dalle fonti dono andate perdute. A Bologna, la lunetta per i Servi di Maria, sembrerebbe l’unico dipinto sopravvissuto e ricordato praticamente da subito visto che il Malvasia lo ricorda eseguito dal “cavaliere Gio. Peruzzini” già nell’edizione delle Pitture di Bologna del 1686. Il pittore è insignito del titolo di cavaliere di san Maurizio alla corte Sabauda ove è documentato fino al 1678. Il soggiorno a Bologna – ove è ricordato come cavaliere – dovrebbe pertanto essere successivo alla lunga sosta piemontese. Quando Malvasia dà alle stampe la prima edizione delle Pitture di Bologna, il pittore dovrebbe essere ancora vivo. Michael Bryan (Dictionary of painters and engravers, vol. II edito nel 1816) dice il pittore morto nel 1694 all’età di 65 anni, ma sono date controverse. Abbiamo sottolineato questa permanenza in Piemonte perché ci consente di collocare la sua opera dopo il 1678, e dunque negli anni 80 del XVII secolo. Di fatto una datazione importante per poter datare le pitture del portico che non sono documentate e la cui cronologia è stata fatta oscillare tra il 1674 e il 1683 che, a questo punto, sembrerebbe la più probabile.
Questa sopravvissuta testimonianza della sua attività ci è giunta in uno stato di conservazione estremamente depauperato. Non al punto però da non poter immaginare, in origine, una pittura morbida, caratterizzata da armoniosi passaggi tonali e un gusto verso il “disegno” e il “nudo” ricordato dall’amico del Santo, l’altrimenti ignoto Benedetto, colto in una posa da statua greca mentre sta per lanciare tra le fiamme non un discobolo, ma la ciabatta del Santo. Meno altolocata, ma, a quanto pare, molto più efficace con le fiamme e del tutto ignifuga tanto da poter essere recuperata indenne dopo aver spento l’incendio.


L’INCENDIO SMORZATOSI NEL GITTARVI UNA PIANELLA DEL SANTO È OPERA DI 24 HORE, DEL CAVALIERE GIO. PERUZZINI, ANCONITANO

La lunetta raffigura un episodio raccontato nella Historia del B. Filippo curata da Arcangelo Giani e appartiene alla serie di “miracoli” ottenuti attraverso l’uso di oggetti che erano appartenuti al Santo. Anche questi “miracoli” che possiamo definire “per contatto” con oggetti appartenuti al Santo, sono posti, cronologicamente dopo gli episodi che illustrano fatti di cui è diretto protagonista il santo. In questo caso non sappiamo se il santo fosse già morto o semplicemente lontano dal luogo in cui, attraverso un suo oggetto, si ottiene comunque la “grazia” raccontata dal dipinto. “Essendosi un giorno appiccato un gran fuoco in una casa vicino alla medesima chiesa di S. Marco (chiesa dove è posto [o sarà posto] il corpo del santo), un certo Benedetto già stato molto amico e divoto di S. Filippo vedendo la sua casa senza alcun rimedio tutta piena di fiamme e di fuoco, e ricordandosi come gli era rimasto un paio di Pianelle fatte di giunchi del glorioso B. Filippo, quelle con gran fede gettò sopra quel fuoco, raccomandandosi divotamente al Santo, che appesso del Signore impetrasse misericordia per lui. Allora fu cosa stupenda il veder come in un subito si spegnesse quel gran fuoco, che abruciava tutta quella casa e che quelle Pianelle di giunchi aridi e secchi, si ritrovassero intere, e senza offesa alcuna di quel fuoco che già haveva messo spavento grande a tutta quella Contrada”.
Sottolineare che Benedetto è “già stato amico” del Santo e il riferimento alla vicinanza della casa con la chiesa di san Marco, ove è posto il corpo del santo, fanno pensare che il “miracolo” sia avvenuto dopo la morte di san Filippo.


Particolari ad Alta Risoluzione
Benedetto, l’intimo amico di san Filippo, nudo come un atleta greco, brandendo in mano una pantofola, novello Davide, affronta il gigante Fuoco. Al suo fianco, timorose, ma non senza Speranza, forse la famiglia di Benedetto lo assiste condividendo l’azione dell’uomo con la preghiera e la compartecipazione. Lo scarno racconto uscito dalla penna di Arcangelo Giani è messo in scena, forse per la prima volta, sul muro della chiesa dei Servi, dal pittore-scenografo Giovanni Peruzzini, il pittore itinerante reduce da anni di operosità in Piemonte. A lui o al cantiere operoso con a capo Cignani si deve la rappresentazione figuarata del dramma che sta vivendo la famiglia di Benedetto. Più generazioni raccolte in un unico abbraccio. Forse, al centro, la sposa abbracciata dalla Madre e a sua volta consolatrice del figlio che non si scosta dalla sua veste. Più cuori pulsanti nell’unico abbraccio la cui energia è raccolta dal vecchio genitore che nutrito, anche fisicamente, dal gruppo, proietta la forza di tutti su Benedetto rinvigorito dall’amore della famiglia, nucleo pulsante dietro di lui. Laicamente, un episodio più o meno fantastico, si riveste di valori cristiani e dietro la comune famiglia di Todi sembra rivedere i volti di Anna, Gioacchino, Maria, Giovannino in contemplazione del Cristo pronto ad affrontare le fiamme. Quella porta chiusa contro la quale sembra incedere, non può non ricordare le altre porte, quelle degli inferi, destinate ad essere scardinate per comando del Risorto
Particolari ad Alta Risoluzione del "disegno" della figura di Benedetto, tracciato sul muro "fresco"
Antologia di immagini
Insiemi e particolari di Benedetto
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